Da Mentelocale, Genova
07.ottobre.2002
A sentirlo parlare, il tono pacato e la voce profonda,
ricorda uno di quegli attori americani che vanno di moda adesso. Ma
non chiedetemi il nome, io non ricordo mai i nomi degli attori.
Lo ascolto mentre mi spiega, come farebbe con un bambino, come funziona
l'economia.
A me, che faccio fatica a compilare una distinta in banca e non ho mai
capito un cazzo di queste cose. In realtà non mi sono mai impegnato
molto, ma non per pigrizia, è che davvero non capisco niente.
Ma lui è gentile, e paziente, e mi parla di globalizzazione.
Mi sono sempre domandato cosa significhi, e forse adesso potrò
capirlo. Lui parla lentamente e mi spiega perché, in base alle
regole di mercato, a una ditta tedesca convenga produrre materiale in
Thailandia, assemblarlo in Messico, e distribuirlo nell'Europa orientale.
Perché in Thailandia fanno lavorare i bambini. Perché
il costo del lavoro in Messico è più basso che in Germania.
Perché in Russia ci sono delle particolari condizioni che favoriscono
le vendite.
Comunque io, anche dopo la sua spiegazione, continuo a non afferrare
il concetto, ma lui è gentile, e paziente, e io non voglio fare
la figura dello stupido. Allora sorrido e gli dico che ho capito. Ho
capito la globalizzazione. Ho capito la new economy.
E ho anche capito perché non può più farmi lavorare.
Lui mi
spiega anche i vantaggi del lavoro interinale, e questo un
po' lo capisco. In fondo non è una brutta cosa, questa del lavoro
in affitto. A me non piacerebbe fare lo stesso lavoro per tutta
la vita. Sempre lo stesso. È bello cambiare, conoscere gente
nuova, vedere posti diversi.
Ma la globalizzazione non sono proprio riuscito a comprenderla,
anche se sorrido e dico di sì, che ho capito tutto. In fondo
sta perdendo un sacco di tempo per spiegarmelo, e se io non capisco,
non è colpa sua. Se non mi avesse spiegato queste cose, sarei
incazzato con lui. Ma lui non mi sta licenziando. Non è il mio
padrone. Non sono il suo dipendente. Sono un collaboratore, e le collaborazioni
finiscono. Certo, che la nostra collaborazione sia finita lo ha deciso
lui, ma non è importante.
«Iniziativa, ci vuole» dice lui stringendomi la mano.
Deciso
a seguire il suo consiglio, mi lancio nel marketing multilivello.
Partecipo a una riunione gigantesca in cui tutti urlano, sono vestiti
allo stesso modo e non si distinguono l'uno dall'altro. Quello che sembra
il capo, sul palco, dice delle cose che mi fanno quasi piangere, e allora
grido anche io e mi sento grande, forte e bello.
Poi, a casa, guardo la valigetta dei prodotti, che ho acquistato e devo
vendere, e mi accorgo che qualcosa non va. Una parte di quello che guadagno
spetta a chi sta sopra di me. È una specie di piramide.
Anche del marketing multilivello non ho capito molto, tranne
due cose. La prima, è che l'importante non è fare, ma
vendere. La seconda, che bisogna trovare qualcuno che lavori
al posto tuo.
Decido di mettermi in proprio: padrone di me stesso, servo di nessuno.
Una piccola attività, magari un negozio di fumetti. Ma servono
soldi e i soldi li hanno le banche.
Parlo con un funzionario, anche lui gentile come il mio capo (insomma,
il mio collaboratore), anche lui elegante, ma con meno personalità.
Sembra molto interessato e mi riempie di complimenti, è bello
sentire un giovane con tanta iniziativa, dice, poi inizia a dire cose
incomprensibili, e anche lui parla di new economy. Quando finisce di
parlare, l'unica cosa che comprendo è che non avrò il
prestito.
Torno a casa, demoralizzato. Poi capisco che sto sbagliando.
Non basta l'iniziativa, ci vuole anche la preparazione, e ci vogliono
gli argomenti giusti. Allora decido di prepararmi. Prima leggo tutti
i libri di economia che trovo in biblioteca, poi le biografie di Rockfeller
e Onassis, ma anche in questo caso qualcosa non mi convince.
Cerco qualcosa di diverso, e lo trovo in Jules Bonnot, Butch Cassidy,
Horst Fantazzini, Sam Bass, Francisco Sabaté, John Dillinger.
Loro sono sempre riusciti ad avere dei prestiti dalle banche. Perché
avevano trovato i metodi giusti. Alcuni erano metodi gentili, come quelli
di Horst Fantazzini e Sam Bass. Altri lo erano meno: quelli di Bonnot
e Dillinger.
Ma sia gli uni che gli altri erano efficaci. L'importante è avere
gli argomenti giusti.
Come la Walther 7.65 che mi hanno fornito i miei amici albanesi. Ormai
anche in Italia procurarsi un'arma è facile come negli Stati
Uniti, anche se meno legale. Che siano i vantaggi della globalizzazione?
Una pistola tedesca acquistata in Italia dagli albanesi: un po' come
il discorso del mio capo sulla ditta tedesca che produce in Thailandia,
assembla in Messico e vende in Russia.
Domani mattina andrò a chiedere un prestito a un'altra banca.
Non so se questa sia la new economy, ma questo è quanto
ho capito io.
Ettore
Maggi